Riccardo Illy, presidente della Holding Gruppo Illy, racconta il successo imprenditoriale della famiglia, che dal caffè si estende oggi al cioccolato, al tè, alle confetture, al vino e allo champagne
di Monica Di Pillo
“Al mattino, appena mi sveglio bevo prima il tè e poi l’espresso”. Un’abitudine ormai consolidata per il Re del caffè Riccardo Illy, oggi presidente del Gruppo Illy, che controlla anche una serie di brand noti nel mondo food&beverage: da Domori a Damman, passando per Agriontana e Mastrojanni.
Di recente anche l’accordo tra Domori e la maison di champagne Taittinger, ora distribuita in Italia proprio dal celebre marchio di cioccolato.
Dal caffè di qualità, che vede Andrea Illy Ad dell’omonimo brand, allo champagne, grazie ad un connubio tra Gruppo Illy e la maison Taittinger, che vende in Italia 50 mila bottiglie di champagne e cambia così lo storico distributore in Italia dopo 60 anni. Un tassello importante per il gruppo triestino che arricchisce il proprio business di un altro brand di prestigio sotto la controllata Domori.
Dottor Riccardo Illy, come nasce la Holding familiare Gruppo Illy?
“Il nostro è stato un ritorno alle origini. Tutto nasce nel 1933, quando mio nonno Francesco Illy, costituì l’industria del caffè e cioccolato Illy & Hausbrandt. In tempi non sospetti dunque caffè e cioccolato rappresentavano un binomio già nel cuore dell’attività imprenditoriale della famiglia. Le vicissitudine legate alla guerra indussero però il nonno a proseguire l’attività concentrandosi solo sul caffè. Pochi decenni dopo anche il tè fece comparsa nel portafoglio prodotti di Illycaffè. In un periodo in cui il canale bar si stava affermando con sempre maggiore capillarità, si optò per allargare l’offerta anche ad una selezione di tè Illy. Il tè era oltretutto una delle bevande più apprezzate da mio padre Ernesto, nel frattempo succeduto al timone dell’azienda, e della mamma Anna. Una passione dunque condivisa in famiglia, come quella per il buon vino, ereditata forse anche questa dal nonno Francesco, il quale, pur non producendolo, aveva un’azienda agricola in Istria votata alla valorizzazione dei prodotti del territorio. Così nel 2004 con la costituzione della Holding familiare Gruppo Illy abbiamo ripercorso e portato avanti quell’eredità lasciata dal nonno, quell’amore per il cioccolato, il tè, il vino e le eccellenze della terra, oltre al caffè. L’obiettivo della Holding Gruppo Illy è continuare a crescere soddisfacendo la clientela più esigente con prodotti in cui l’impresa ha già la sua esperienza e verso i quali è in grado di offrire la stessa qualità per cui è apprezzata nel mondo nell’ambito del caffè e delle macchine”.
La crescita della Holding Gruppo Illy e dei suoi brand dimostrano che la famiglia Illy ha fatto bene a ripercorrere l’antica vocazione del nonno Francesco, non legata solo al caffè. La Holding della famiglia Illy ha infatti chiuso il bilancio 2016 come il migliore di sempre: il fatturato consolidato ha varcato la soglia del mezzo miliardo, esattamente 505 milioni, con una crescita del 5,2%. A livello di conto economico riclassificato della capogruppo l’utile netto è stato di 10,56 milioni (10,4). Il polo del gusto comprende il caffè premium illy caffè, che pesa per il 90% dei ricavi; il cioccolato finissimo Domori, circa 13,5milioni, con un +15%; i tè selezionati di Dammann Frères, che valgono 32 milioni, con un +2,3%; i marroni, la frutta candita, le confetture e le esclusive mostrarde di Agrimontana, che totalizzano 18,3 milioni e un +10%, dove Illy ha una partecipazione del 40%; e il Brunello e il rosso di Montalcino della cantina Mastrojanni, del valore di 2 milioni di euro.
Un vero successo, dunque, dottor Riccardo Illy?
“Nel 2016 tutte le società hanno fatto passi in avanti, tanto che abbiamo un bilancio record. Nell’area del tè, Damman ha aperto la settima boutique a Parigi, il 90% delle vendite sono a marchio proprio e genera oltre 2 milioni di euro di utile netto. La strategia è quella di spingere su una rete propria di punti vendita, anche in licensing, e sviluppare i corner, curando e innovando sempre prodotto e packaging”.
E al settore del vino iniziate ad abbinare anche quello dell’ospitalità?
“Sì, nell’area del vino Mastrojanni ha attivato il business dell’ospitalità con 7 camere, altre sono in costruzione, insieme a una piscina e un’area benessere. La tenuta a Montalcino è passata da 24 a 33 ettari e stiamo valutando ulteriori acquisizioni. Inoltre è in costruzione un’area di vinificazione sotto la cantina”.